lunedì 29 novembre 2010

Destino




Amore inevitabile. Così strano, così impossibile, così sorprendente. 
Perché proprio quel pomeriggio, in quell’istante, in quel luogo? 
Perché davanti all’alto scaffale della libreria, di quella libreria, non un’altra? 
Perché, nell’estrarre un libro di poesie di Garcia Lorca, in punta di piedi per la notevole altezza nella quale era incastrato, in uno scatto improvviso il libro le era scivolato dalle mani facendole perdere l’equilibrio, tanto che se non fosse stato per lui avrebbe potuto rischiare di cadere?
Invece lui la sostenne e mentre le piantava in viso i suoi magnetici occhi scuri, abbozzando un sorriso, lei lo ringraziava dell’aiuto. 
 Anche lui era lì per la sua stessa ragione, l’amore per la poesia, e fu naturale disquisire su poesia classica, moderna, autori di ieri di oggi, declamando anche alcuni versi impressi nella memoria. 
Quanto tempo passarono in piedi a parlare, ascoltarsi, rispondersi, sfogliare quelle pagine sottolineando un verso, una metafora,   un’emozione scaturita all’improvviso? 
Era ormai quasi buio quando uscirono dal negozio, spossati dalla prepotenza di quella rivelazione improvvisa, muta. 
Tutto era scritto, tutto era decifrabile in quei volti illuminati, in quei corpi spossati dalla forza delle emozioni. 
Lei, lui, vicini per un imperscrutabile segno del destino che in quel momento stava segnando le loro vite. 
Lei, lui già lontani, separati da impossibili legami da spezzare, trovati e persi nel mare della vita.

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